Gaetano di Gregorio

Lapidea

L’argilla è un materiale plastico che da millenni viene modellato, impresso, colato negli stampi per realizzare manufatti. L’intento di questo lavoro è riportare la materia allo stato di minerale, basando il fare ceramico su un processo di tipo sedimentario, per accumulazione, aggregazione e miscelazione. L’ispirazione viene dalle pietre. Alcune sono il risultato di un lento processo di assemblaggio per sedimentazione. Altre sono frutto di una attività vulcanica, dove lo stato del materiale cambia con le alte temperature. Un processo simile avviene nel forno. Scarti di argille e semilavorati industriali per l’edilizia a base ceramica vengono aggregati in un processo di lavorazione quasi a secco, nell’ottica di un riutilizzo circolare e totale del materiale. Niente si elimina, tutto si trasforma. Dopo la cottura i pezzi sono levigati, per far emergere l’aspetto cromatico e le qualità estetiche che scaturiscono dalla casuale aggregazione. Il risultato sono pietre fantastiche, solo in parte simili, nell’aspetto e nel processo di formazione, alle pietre reali. Se l’argilla si fa pietra, il passaggio a stadi successivi è breve. Sconfinando nell’ambito degli inerti, si mutuano tecniche di lavorazione ed esiti formali come il terrazzo alla veneziana, le palladiane e altri lavorati, sfidando i limiti assegnati ai materiali comunemente utilizzati. Dentro i confini del fare ceramica si mette in atto un costante travaso di riferimenti e lavorazioni, di materiali di base e di prodotti finiti, in un processo di formazione che è allo stesso di ispirazione e di risultato, di input e di output.

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